“La musica e la poesia possono cambiare il mondo”. Ciao e grazie Fernanda…

agosto 19, 2009 Lascia un commento

Fernanda_Pivano“Il denaro ispira la corruzione. La musica, la poesia, la letteratura possono cambiare il mondo. Ne sono ancora convinta, anche se non ho più i vostri anni”. E’ uno dei passaggi piu’ belli della lunga intervista che Fernanda Pivano ci rilasciò alla vigilia del suo novantesimo compleanno. All’indomani della sua scomparsa vogliamo ricordare lei e le sue riflessioni sulla musica, la letteratura, la libertà, le grandi passioni che hanno accompagnato l’intensa vita artistica di questa grande scrittrice, amica di Hemingway, Ginsberg e De Andrè… Un vita tutta vissuta per amore del coraggio, a cui non seppe mai rinunciare. Grazie Fernanda….leggi tutto

I funerali si sono svolti venerdì 21 agosto nella basilica di Carignano a Genova.

Il sesto senso e le sette note

agosto 18, 2009 Lascia un commento

note…Emozionante lo è sempre, indubbiamente, diventare partecipi del processo generativo dell’artista: un’avventura con risvolti mistici, in quanto contemplazione della divinità (creativa) che è in noi. Non a caso Markus per i concerti predilige luoghi votati alla spiritualità – e a un certo tipo di acustica – quali chiese ed oratori. E non a caso la sua più assidua collaboratrice e compagna di vita, la clarinettista Tara Bouman, è anche insegnante di yoga. Disciplina presente anche ai corsi di Bogliasco. «Nella mia vita ho sempre praticato hatha yoga, penso che faccia un gran bene a tutti. In Germania ogni conservatorio prevede corsi di yoga o tai chi. La musica occidentale è molto influenzata dall’oriente. In fondo abbiamo, in Pitagora, le stesse radici»….leggi tutto

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Respirazione Yogica

agosto 17, 2009 Lascia un commento

centro_yoga_zenith_genova«Lo yoga esiste da oltre quattromila anni, ma forse è nuovo per voi. Lo yoga conferisce il dominio dei sensi e vi libera dalla loro schiavitù. Lo yoga non consiste solamente nel tenersi in equilibrio sulla testa, come molti credono, ma insegna ad affrontare la vita con i piedi ben piantati in terra. Questa disciplina SENZA ESSERE UNA RELIGIONE tutte le contiene, non essendo contraria a nessuna di esse. Lo yoga dona ai giovani la saggezza dell’esperienza e agli anziani il segreto della giovinezza. Lo yoga vi farà conoscere qualcuno che prima sicuramente ignoravate: il vostro proprio sé». Swami Satchidananda
Questa scienza, che ha sfidato i secoli, è come una goccia di verità nell’oceano inquinato che è la vita moderna. Ora viviamo in una civiltà che ci impone modi di vita innaturali: non sappiamo più respirare; mangiamo troppo ed in malo modo; ignoriamo l’arte del rilassamento psico-fisico, presi come siamo dal ritmo stressante della vita che conduciamo. La pratica dello yoga consente di ottenere benefici sul piano fisico, mentale e spirituale, ma soprattutto costituisce una via di ricerca dell’UOMO INTERIORE. Una delle pratiche più importanti e spesso sottovalutate è la respirazione….leggi tutto

Gayatri Mantra

agosto 16, 2009 Lascia un commento

Il Gayatri é una preghiera rivolta all’ Intelligenza Universale. Il suo scopo é quello di accendere il potere del discernimento per permettere all’uomo di analizzarsi e di rendersi conto della sua natura divina. É conservata come reliquia nei “Veda”, le più antiche scritture dell’uomo. “Veda” significa infatti conoscenza, e la Preghiera alimenta ed aguzza la capacità di accrescimento della conoscenza. In realtà le quattro “Mahavakyas”, o concetti base racchiusi nei “Quattro Veda”, sono impliciti in questo Gayatri Mantra….leggi tutto l’articolo

OM Bhur Bhuva Svaha Tat Savitur Varenyam Bhargo Devasya Dheemahi Dhiyo yonah Prachodayat

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Le definizioni e lo spirito dello Yoga di Mimma Campiti, allieva del Centro Yoga Zenith Genova

agosto 16, 2009 Lascia un commento

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LE DEFINIZIONI E LO SPIRITO DELLO YOGA
di Mimma Campiti, allieva del Centro Yoga Zenith di Genova

Partendo dalle definizioni dello Yoga classico che troviamo negli Yoga Sutra di Patanjali cita 4 parole che racchiudono l’essenza di cosa sia lo Yoga. Yogas – citta – vritti – nirodhah.
La parola yoga non sempre viene tradotta, si dice anche che sia un termine intraducibile.
Nelle lingue occidentali è spesso resa con la parola unione che, dal punto di vista della prospettiva in cui lo yoga classico si situa, che è quella del Samkhya, appare piuttosto riduttiva e anche erronea, in un certo senso. Dal punto etimologico del termine, dalla radice Yuj, da cui il latino Yugum, yoga significa disciplina, ma può anche configurarsi come unione. La sua matrice originaria, però, ci porta al significato di aggiogamento, disciplina. Lo yoga è essenzialmente una disciplina di corpo e mente, volto al mirodhah, termine di grande importanza anche nel lessico buddhista, che traduce cessazione, arresto. E’ quindi una disciplina del corpo – mente, volta all’arresto di citta vritti. Vritti significa letteralmente vortice, gorgo. Le vritti sono tutto quello che concerne il mondo interiore, l’ambito delle emozioni, del pensiero e l’ambito coscienziale del conscio e dell’inconscio. In sostanza sono tutte le fluttuazioni dell’universo mentale inteso come vortice, flusso costante dei nostri pensieri, delle nostre emozioni e sentimenti. Citta è un termine che, nello yoga classico, incorpora tre termini in uno, cioè l’intelletto, che tecnicamente è la buddhi, il senso dell’io. Questa definizione di yoga propone, quindi, una integrazione attraverso l’aggiogare, il disciplinare mente e corpo, il fine ultimo dello yoga è quello volto all’arresto di tutte le fluttuazioni di intelletto, egoità, mente per ottenere la liberazione, l’integrazione definitiva che è il raggiungimento dell’isolamento finale, il Kaivalya, l’uscito definitiva dal divenire doloroso delle rinascite e delle ri-morti. Questa definizione viene poi accompagnata da tutta una serie di istruzioni su come sia possibile arrivare a un esito tanto straordinario, perché in sostanza si tratta di bloccare il flusso di citta. Tutto ciò che segue questo Sutra è l’illustrazione di come questa integrazione sia di fatto possibile, coniugando tutta una serie di discipline pratiche legate al corpo, ma soprattutto alla mente. A questo proposito c’è una seconda definizione, tratta dal commento più celebre agli Yoga Sutra, che è quello attribuito a Vyasa dove viene data una definizione fulminante di che cosa sia lo yoga. Vyasa usa un termine solo: “Yoga Samadhi”. Che cosa significa samadhi? Spesso, come la parola Yoga, è un termine che non viene tradotto. Ma se volessimo dare una traduzione letterale, potremmo dire che samadhi significa raccoglimento. Ed è solo attraverso i diversi gradi della pratica del samadhi, che è possibile raggiungere l’arresto delle fluttuazioni della mente, il fine ultimo dello yoga. Vi sono anche altre definizioni dello yoga contenute in quel testo celeberrimo dall’importanza trasversale a tutte le tradizioni filosofiche e religiose dell’India che è la Bhagavad Gita. Due in particolare: la prima è nel secondo capitolo verso 48 “Lo yoga è equanimità“, che significa che bisogna essere totalmente e perfettamente inseriti nella vita attiva, del mondo sia a livello del proprio lavoro sia a livello familiare ma, al tempo stesso, secondo la dottrina del Karma Yoga, senza attaccamento egoico relativamente ai frutti dell’azione, essendo cioè liberi dall’esito. Questo ideale consiste in un essere pienamente in quello che si fa, un agire con passione e al meglio delle proprie capacità, con un’attenzione a trecentosettanta gradi che deve essere esercitata sempre. E’ un essere consapevoli del “qui e ora”, come i maestri non si stancano di ripetere, ma senza attaccamento rispetto ai frutti che inevitabilmente ne derivano. E questo è il contrario dell’indifferenza ed è la grande sfida del Karma yoga della Gita. Il tema dell’attenzione è il fondamento dell’amore. Non posso amare se non sono attento, consapevole, non solo rispetto al mio universo interiore, ai miei pensieri, ma anche alle necessità di chi incontro. Il tema dell’attenzione riguarda non soltanto la mia pratica ma, in senso più lato, è un’attenzione che va esercitata nei confronti di tutte le situazioni della vita e soprattutto delle persone che incontro.
Un’altra definizione di yoga nella Gita si trova nel sesto capitolo al verso 23: “Lo yoga è lo scioglimento dell’unione con la sofferenza”. Qui c’è un gioco di parole dove sofferenza traduce la parola duhkha e scioglimento è viyoga. Lo yoga è volto ad affrancarci dal disagio esistenziale, dal dolore, dalla pena. Duhkha è un termine di enorme importanza in tutte le tradizioni dell’India, soprattutto nel buddismo, dove la prima nobile verità è: “tutto è sofferenza”. Anche negli Yoga Sutra si dice che per colui che discrimina tutto è duhkha. Alla lettera questo termine, che in genere è reso con dolore, in sanscrito significa avere un cattivo asse di ruota. Se pensiamo che la metafora è la ruota, ovvero nell’India antica il carro, l’idea è che tutti noi alla nascita, in generale, siamo equipaggiati con un carro piuttosto buono, dal punto di vista psicofisico ma, inevitabilmente, con il passare degli anni, questo carro, questo organismo, conosce un declino. L’asse comincia a dare dei problemi e, a un certo punto, si spezza, così come la nostra vita si disfa in una sequenza di malattia, vecchiaia e morte. La metafora del carro veicola, così, la nozione di un dolore non generico, ma la condizione esistenziale nella quale siamo tutti intrappolati. E’ un vero e proprio disagio, non c’è scampo. Lo yoga è una liberazione da questo male che è l’esistenza fenomenica, in quanto presentato come “lo scioglimento dell’unione con la sofferenza”. E questo è il grande richiamo dello yoga, ottimista dal punto di vista metafisico, perché sostiene che ci sia una via di uscita da tutto questo coagulo di sofferenza e di male, per arrivare all’isolamento finale, il Kaivalya.

Hatha Yoga

agosto 16, 2009 Lascia un commento

yoga-meditationLo yoga, cosa si cela dietro questa parola? Cosa pensiamo sia? La parola richiama alla mente l’immagine di persone stranamente contorte, spesso seminude, mentre, così si pensa, adorano qualche strana divinità, con tante braccia o con la testa di elefante, molto lontana dalla nostra cultura occidentale. Niente di più errato. Le strane posizioni che spesso identificano lo yoga sono semplicemente uno dei tanti elementi di un solo tipo di yoga (lo Hatha Yoga). La parola yoga infatti è sinonimo di metodo, strada, percorso, per ritornare ad identificarsi con l’Assoluto; da questo punto di vista può quindi essere ritenuta una religione (nel senso più ampio dato a questa parola: religione = ri-legare = rimettere in contatto l’uomo con la divinità). Esistono quindi tantissimi tipi di yoga in base alla strada che si sceglie; vi può essere un percorso devozionale di pura adorazione (Bakti yoga), un percorso meditativo (Raja yoga e Kundalini yoga), un percorso basato su particolari forme di preghiera (Mantra yoga) ecc. Fra questi quella che ha avuto la maggior diffusione in oriente è lo Hatha yoga, (letteralmente lo yoga dello sforzo), una strada che comprende varie pratiche di natura fisica, atte ad ottenere il corpo ‘di diamante’, di raggiungere la perfezione del corpo e divenire così un dio….leggi tutto

L’ Energia, continuo moto creativo

agosto 16, 2009 1 commento

Il Prana è un creatore perennemente attivo
Daniela Borgini

L’energia vitale (in lingua sanscrita Prana) secondo l’antichissima dottrina degli illuminati d’oriente è il nucleo originario dal quale scaturisce ogni vita, ogni moto, ogni attività. Ogni materia è nata, tuttora nasce e continuerà in futuro a nascere da un elemento originario: lo spirito della materia (Akasha). All’inizio della creazione il prana prese ad agire sullo spirito della materia e cominciò a modellare e a formare, grazie alle sue innumerevoli forze presero a sorgere e ancora sorgono le innumerevoli forme della materia. Il prana è presente, in qualità di forza vitale, in ogni forma di vita, senza di esso non può esistere la parabola vita poiché ogni tipo di forza e qualunque movimento si fondano sull’ energia, dalla forza di gravità a quella d’attrazione, dall’ elettricità alla radioattività. Il corpo umano assume energia pranica prevalentemente attraverso il respiro, se ci pensiamo il respiro è l’ unica funzione assolutamente e continuamente indispensabile alla sopravvivenza; assumiamo poi energia dall’ l’alimentazione, dagli elementi ( terra, acqua, fuoco, aria, etere), dai regni della natura ( regno animale, vegetale, minerale) dal contatto fisico e dalle relazioni con le persone.
L’ energia circola nel corpo attraverso un fitto reticolo di canali (nadi) che la trasportano ad ogni organo, ad ogni cellula. Secondo l’anatomia yogica tre sono i canali di maggior rilevanza: uno centrale (Sushumna) che attraversa longitudinalmente tutto il busto e due laterali ( Ida e Pingala) che hanno origine rispettivamente nella narice sinistra ed in quella destra e sono trasportatori il primo di energia yin, lunare e femminile, il secondo di energia yang, solare e maschile. La nadi centrale, Sushumna, prende origine alla base della spina dorsale e sale per unirsi definitivamente a Ida e Pingala nella zona della fronte, queste ultime scendono con un movimento a spirale dalle narici e incontrano la Sushumna in determinati punti, i famosi Chakra, le ruote, i vortici, i centri privilegiati di contatto tra il corpo materiale ed il corpo energetico. Ida rappresenta la polarità negativa dell’energia vitale e ha funzione di portare consapevolezza e coscienza ad ogni parte del corpo. La sua azione è ritenuta calmante e rinfrescante. Pingala è la polarità positiva e solare, la sua azione è prettamente energetica, di attivazione del corpo fisico.
Accostamenti sono stati fatti tra questi due canali ed il sistema nervoso vegetativo identificando Ida col sistema parasimpatico e Pingala col sistema simpatico, mentre Sushumna indicherebbe le funzioni del sistema nervoso centrale. Fondamentale è imparare ad ascoltare, è attraverso l’ascolto che possiamo riconoscere la nostra energia ed i suoi flussi, è indispensabile per chi pratica yoga ed è di grande aiuto per chiunque. Molti disagi sono il prodotto di energie trascurate, lasciate in gestione al caso per inconsapevolezza o per una scarsa attenzione. Sono migliaia di anni che le filosofie orientali riconoscono nell’energia le forze trasformatrici, basta pensare al Ciclo dei Mutamenti dell’I Ching che ci invita a percepire i movimenti e le forze insite in ogni elemento o al più semplice intreccio delle tre Guna (qualità dell’energia) che con elementare rigore ci insegnano a distinguere un’energia densa e pesante ( Tamas) da una veloce ed in costante movimento ( Rajas ) ad un ‘altra leggera come un soffio di brezza (Sattva). Con le consuete attività fisiche ( lavoro, attività varie, sport) noi disperdiamo energia fisica, il corpo si stanca.
Avviene il contrario con la pratica dello yoga fisico, l’ Hatha Yoga. Questa disciplina, pur coinvolgendo il movimento muscolo scheletrico ci consente di immagazzinare grandi quantità di energia di cui parte viene inviata ai sistemi ghiandolari e agli organi vitali e parte diventa una riserva che viene custodita dal cervello e dai centri nervosi, a cui possiamo attingere nelle necessità.

Daniela Borgini
Solaris.it

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